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GR20 In Solitaria (180km 13.000m D+) – Agosto 2020

GR20 in solitaria (180km 13.000m D+) – Agosto 2020

“Immaginate un mondo primordiale, un susseguirsi di montagne separate da stretti burroni dove scorrono i torrenti; non esistono pianure, ma immense crepe di granito e gigantesche onde di terra ricoperte da macchie intricate o da immense foreste di castagni e pini.”

~ Guy de Maupassant

GR20 map legionari

Il GR20 in breve

Il GR20, abbreviazione di “Grande Randonnée 20”, è un percorso che attraversa la Corsica lungo il suo crinale spartiacque e la divide come una spina dorsale nel senso della lunghezza, da Nord-Ovest a Sud-Est.

Le informazioni reperibili su Wikipedia lo definiscono in modo fin troppo generoso come un “sentiero a lunga percorrenza”, ma nella realtà il GR20 non è un sentiero, quanto semplicemente un percorso, un attraversamento puro e semplice della Corsica, su tutti i tipi di terreno: nei rari momenti di tregua e di fortuna, pascoli, prati, boschi, terra e fiumi; per il resto del tempo, soprattutto nel lato Nord, rocce affilate, pendii esposti e pietraie instabili. Buona parte è in un ambiente alpino severo, con tratti esposti nel vuoto e scivolosi, che richiedono tecnica, fisico e predisposizione mentale proporzionati. Le cifre più comuni riportano uno sviluppo di circa 180Km e un dislivello positivo di 13.000 metri, che implicano una media teorica di circa 1000 metri di salita al giorno. Nella pratica, si percorrono più di 200Km a piedi e il dislivello aumenta ogni volta che si sale su una cima al di fuori del tracciato classico.

Canonicamente è diviso in due tratti, GR20 Nord e GR20 Sud. La parte Nord inizia a Calenzana, una piccola cittadina a pochi chilometri a Sud-Est di Calvi, e finisce a Vizzavona, un ancor più piccolo abitato posto praticamente nel centro geometrico dell’isola. Da qui inizia la parte Sud, che conduce fino a Conca. Vizzavona è raggiungibile anche con il treno, il che rende possibile a molti escursionisti percorrere solo il GR20 Sud, che si sviluppa con tappe lunghe ma su terreno molto più facile e con minore dislivello rispetto al GR20 Nord.

Solo a Vizzavona è possibile sedersi a un ristorante e dormire in un vero letto. Durante tutto il trekking, che viene diviso in 15 tappe, si incontrano rifugi di montagna autentici, che hanno conservato la semplicità e la praticità dei pastori: si dorme in tenda, oppure all’interno su tavoloni di legno in camerate comuni, soluzione questa ormai quasi abbandonata per il problema dei parassiti. Ogni rifugio è stato costruito in prossimità di una fonte di acqua fresca (visione celestiale dopo ogni tappa) e può offrire dei servizi igienici, il pasto serale e, nei casi più fortunati, vendere qualche genere di prima necessità e avere una doccia calda. Via via che ci si addentra all’interno della Corsica si capisce perché la vita dei gestori dei rifugi sia così complicata: alcuni sono talmente isolati che il modo più logico per l’approvvigionamento è utilizzare un elicottero.

Sul GR20 non ci sono strade, bancomat, negozi, corrente elettrica; la linea telefonica è assente per la maggior parte del tempo. E’ un percorso leggendario, unico, molto spesso definito come il trekking più duro d’Europa e uno dei più belli del mondo.

Alcune tappe

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01/08/20: Calenzana – Rifugio d’Ortu di u Piobbu. La prima tappa del GR20 è una lunga di salita di 11Km, completamente esposta al sole, con un dislivello positivo di quasi 1300m. Calenzana, infatti, è situata a soli 275m ed è molto più bassa della lunga dorsale sulla quale si snoda il percorso. Sbarcato a Bastia, non sono riuscito a raggiungerla prima delle 10:30 e sono partito mezz’ora più tardi dopo aver mangiato qualcosa, lottando con l’orario peggiore di una giornata incredibilmente calda. L’unica acqua disponibile è quella della Fontana di Ortiventi, che si incontra però dopo soli 40 minuti di cammino, sul totale delle 6h30 necessarie. Per questo motivo è necessario rifornirsi di acqua per il resto del percorso. Al momento della foto (14:45) la temperatura dell’aria era di 37°C. Un muretto a secco mi ha dato qualche minuto di tregua dal caldo insopportabile. All’arrivo all’Ortu, dei 4 litri di acqua presi alla fontana, mi era rimasta solo una flask di riserva da 400ml. Una giornata durissima.

 

GR20 – 2020-08-02

02/08/20: Refuge d’Ortu di u Piobbu – Refuge de Carrozzu. Quando, qualche giorno prima della partenza, si misura il percorso sulla cartina comodamente seduti alla scrivania, si ha l’impressione che le tappe del tratto Nord siano corte. Solo confrontandosi con questo ambiente severo ci si accorge della realtà: il dislivello è sempre notevole, il fondo tremendo. Nei primi giorni non si incontra mai un vero sentiero, si cammina costantemente sulle rocce, seguendo attentamente i segni bianco-rossi per non perdersi. La maggior parte del percorso è talmente impervio ed esposto che, nello sfortunato caso di infortunio, un elicottero non potrebbe atterrare o avvicinarsi troppo: l’unica possibilità risiede nel calare i soccorritori più vicino possibile e portare via il ferito con il verricello, una volta preparato. La consapevolezza che, se nessuno dovesse assistere all’accaduto – ipotesi verosimile vista la scarsa presenza umana -, potrebbero passare molte ore prima dell’allarme, aiuta a tenere la concentrazione ai livelli massimi. Lo stress accumulato a fine giornata è pari alla spossatezza fisica.

GR20 – 2020-08-04

04/08/20: Refuge d’Asco Stagnu – Monte Cinto – Refuge de Tighjettu. Durante questa tappa è possibile, effettuando una deviazione, salire al Monte Cinto (2706m), il punto più alto della Corsica. Il tratto sarebbe già abbastanza impegnativo a cose normali: 1Km di dislivello positivo in appena 5,8Km di lunghezza. Una salita infernale, su pietre e roccia, dove si arranca passo dopo passo sentendo i muscoli delle gambe implorare pietà. Raggiungere il Cinto significa soffrire per ulteriori 3h su un terreno ancora più difficile, un susseguirsi di massi grandi come i carrelli per la spesa che si trovano nei supermercati, sui quali ci si deve arrampicare. L’avvicinamento e la vista sul Circle de la solitude, un grandioso anfiteatro di rocce smosse del quale perfino il nome intimorisce, è impressionante. Non bisogna lasciarsi scoraggiare dalla imponente salita, la cui fine non si riesce a distinguere e si perde nel cielo. In questo punto, come in molti altri, ho visto alcune persone abbandonarsi alla fatica e al pessimismo e tornare indietro, complice anche una improvvisa bufera arrivata dal nulla. Una grandinata violenta e rumorosa ha oscurato il cielo e ha imbiancato le rocce, costringendomi a cercare riparo sotto un grosso masso. Ripensando a quell’istante vedo me stesso dall’alto, come in una ripresa aerea, rannicchiato dentro la giacca impermeabile con la schiena appoggiata alla parete, le mani congelate strette tra le gambe, lo sguardo spento, fisso su un punto immaginario a un metro davanti a me. Nell’attesa, cercai di concentrarmi sui due aspetti positivi della situazione. Intanto, sapevo che, così com’era arrivata, la tempesta se ne sarebbe andata. Cosa molto più rilevante, la sera prima della partenza ero riuscito a procurarmi un pezzo di cioccolata… e quale migliore cura di un pezzo di cioccolata quando si è bloccati sotto la grandine??? Bisogna sempre avere un asso nella manica per poter sorridere! 🙂

GR20 – 2020-08-06a
GR20 – 2020-08-06b

06/08/20: Refuge de Ciottulu di i Mori – Refuge de Manganu. Questa lunga tappa richiede almeno 8h di cammino (L 22,7Km; D+ 643m; D- 1033m), ma il paesaggio è paragonabile solo a quello fantastico descritto da Tolkien nei suoi libri. L’occhio si perde nelle radure, nei pascoli e nei boschi lasciati a loro stessi com’è nella politica del Parco. Dei due famosi faggi di Bocca San Petru (1452m), ritratti in tutte le cartoline e le guide esistenti sul GR20, al momento del mio passaggio uno solo era ancora lì. L’altro, il cui tronco aggrappato alle radici è visibile nella foto, non ha resistito al costante vento proveniente dal canalone e che si abbatte con forza sul crinale.

Continuando si incontra un altro luogo famoso del GR20, il lago di Ninu (1743m), che apparendo preannuncia una meritata pausa. L’acqua del lago non è potabile, ma sul lato Sud-Ovest c’è una fonte che vale sicuramente la deviazione. Sulla morbida erba che lo circonda ho avuto il tempo di filtrare un po’ di acqua dalla fonte, che ho diviso con gioia con i miei due compagni di cammino, incontrati lungo il percorso. Esausti, ma ristorati, abbiamo srotolato i materassini e dormito sotto quel sole gradevole per più di un’ora.

GR20 – 2020-08-09

09/08/20: Refuge de l’Onda – Vizzavona. L’alba, alla quale ho assistito quasi tutte le mattine, è sempre stata una presenza magica. Per evitare il caldo torrido dell’Agosto corso alcune volte bisogna partire alle 3 di notte, tremando di freddo per la prima mezz’ora, finché il corpo non si scalda. Alla luce della lampada frontale, però, tenuta sempre al minimo per risparmiare le batterie, è difficile camminare su un sentiero che è già duro anche in condizioni di ottima visibilità, e si procede molto lentamente, scacciando gli insetti dalla faccia. Nel buio della notte, il freddo, l’isolamento e la solitudine lasciano tempo per pensare. La voglia è di tornare a dormire, di fermarsi, di rinunciare o, almeno, di cercare qualcuno e partire insieme a lui. Eppure, in questi momenti, la connessione con l’ambiente è massima, i sensi si affinano, il corpo si fa fluido sulle rocce e fra i cespugli. Come un animale benevolo che attraversa il suo territorio, così ci si muove a tentoni, misurando i passi e aspettando la luce in silenzio. L’arrivo del sole, tanto atteso, mi ha sempre imposto di fermarmi nei primi minuti dell’alba per ammirarlo.

GR20 – 2020-08-10

10/08/20: Vizzavona – Capannelle. Devo ringraziare l’amico Heikki, anche lui viaggiatore solitario, per avermi fatto questa foto mentre cercavo di stillare una tazza d’acqua da un debole getto che usciva da una roccia. La continua attenzione alle scorte di acqua è un punto centrale di tutti i percorsi lunghi. Cominciare la tappa con poca acqua può voler dire rimanere senza e rischiare la disidratazione; caricarne troppa, per contro, appesantisce lo zaino. Io ho optato per la seguente soluzione: una camel bag da 2l, due borracce in plastica molto leggere da 800ml, una flask morbida (riserva) da 400ml, per una capacità totale di 4l; per il sistema di depurazione ho usato due contenitori morbidi in TPU ciascuno da 2l, che vengono messi in comunicazione da un filtro leggerissimo e certificato per una filtrazione a 0,1 micron, efficace su residui solidi, microplastiche, batteri e protozoi. L’acqua, per gravità, passa dal contenitore “sporco” a quello “pulito”, attraversando il filtro, impiegando circa una decina di minuti. E’ una combinazione sicuramente più ingombrante delle compresse potabilizzanti, ma offre diversi vantaggi: 1) il filtro elimina anche eventuali residui solidi, oltre che i parassiti, 2) si ha un ulteriore contenitore da 2l, in caso di necessità e 3) non usando sostanze chimiche l’acqua ha un sapore gradevole.

GR20 – 2020-08-15

15/08/20: Refuge d’I Paliri – Conca. L’immancabile foto all’arrivo, sotto il cartello divenuto famoso sui social.

Conclusioni

Nel viaggio di ritorno, mentre gironzolavo per la nave, mi accorsi che tutti i muscoli delle gambe mi facevano male e che avevo difficoltà a salire e scendere le scale anche senza zaino. La sensazione era quella di avere centinaia di micro-strappi muscolari disseminati ovunque, dalla parte alta delle cosce fin sotto ai piedi. Lì per lì non mi allarmai troppo ma per le due settimane successive non riuscii ad andare a correre né a fare esercizi di alcun genere. Nei primi giorni avevo le gambe talmente a pezzi che per mettermi a sedere in macchina dovevo reggermi alla parte esterna con le mani e calarmi sul sedile come uno speleologo. E’ il prezzo da pagare e io l’ho fatto molto volentieri.

Ci sono molti trekking a lunga percorrenza nel mondo e ognuno ha le sue caratteristiche. Attraversare la Corsica da parte a parte e avere una così vasta scelta di paesaggi è una sensazione che io, con le parole, non sono in grado di trasmettere.  E’ un percorso diverso da tutti gli altri, dove la giornata comincia prima dell’alba e muta con lo scorrere del tempo. Mentre si attraversano luoghi mai uguali, sconfinati, irraggiungibili in altro modo se non con le proprie gambe, si sperimenta la sfida, la libertà, la gioia, la felicità vera. Chi avrà la fortuna di poter fare il GR20 resterà stregato per sempre da questo percorso così duro… eppure così magico.

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